CAPITOLO VII
L'accordo
Deserto del Nevada
Ore 10:00 a.m.
L'elicottero del Presidente stava procedendo ad alta velocità in direzione della base.
C'era vento, si ballava parecchio a bordo del velivolo.
«Accidenti! Quanta turbolenza! Mi é venuta la nausea! Chissà se anche i nostri amici avranno lo stesso problema, non é che ritarderanno all'appuntamento?»
«Non credo proprio signor Presidente, sono parecchio avanti rispetto a noi, capisce cosa intendo?»
«Lo so bene Peter, era solo una battuta! Piuttosto non saremo noi a ritardare?»
«No signor Presidente, stiamo per arrivare, vede laggiù le luci della base?»
«Ah sì, le vedo bene! Speriamo vada tutto secondo i piani.»
«Me lo auguro anch'io, signore.»
L'elicottero rallentò e cominciò la manovra di atterraggio.
Nonostante le raffiche impetuose, la discesa fu perfetta fino a raggiungere il centro della pista.
Tutto attorno jeep e camionette militari li attendevano.
Il Presidente uscì scortato e salì su di un autovettura nera. La macchina si diresse verso alcuni capannoni, entrò in uno di questi dove alcune persone erano in sua attesa.
«Benvenuto Signor Presidente!» disse un uomo con abito scuro e cravatta regimental blu.
«Salve Dott. Bowman, tutto a posto? Allora? Siamo pronti?»
«Sembra di sì signor Presidente, siamo in attesa che i satelliti rilevino la loro posizione.»
«Venga Signore, dobbiamo prepararla prima del contatto.»
«Prepararmi?»
«Sì , Signore! Ci sono alcune precauzioni che dobbiamo prendere.»
Presero uno degli ascensori all'interno del capannone e scesero diversi livelli sotto Terra.
C'erano dieci livelli, i primi sei erano accessibili a tutto il personale della base, gli ultimi quattro con accesso limitato.
L'ascensore si fermò al decimo livello, dopo che il computer scansionò l'occhio di Bowman per concedere l'entrata.
La porta dell'ascensore si aprì, un odore acre si percepì improvvisamente.
«Venga, signor Presidente!» disse Bowman, mentre il resto del gruppo era pronto a seguirli.
Il Presidente avvertì un nodo alla gola, probabilmente era la tensione nervosa, non aveva mai avuto un contatto.
Il suo predecessore aveva inaugurato tre anni prima una nuova era nella storia dell'umanità, essendo stato attore del primo incontro, forse il più difficile, perché appunto il primo; ora stava per affrontare il secondo.
Si era preparato da diversi mesi visionando i filmati di tale pregressa sconvolgente esperienza, si era confrontato con fisici, filosofi, matematici, psicologi, i migliori scienziati al mondo per essere all'altezza di sostenere un evento di tale importanza.
Era l'uomo più potente di tutto il pianeta e sarebbe spettato a lui compiere questo secondo passo.
Uno staff costituito dai migliori esperti era pronto a consigliarlo, ma qualsiasi decisione avesse dovuto prendere, era la sua e non quella di nessun altro.
La cosa lo investiva, pertanto, di una estrema responsabilità; ne sarebbe stato all'altezza?
«Signore, si sente bene?» chiese Bowman.
«Tutto O.K. Dott. Bowman, ero solo soprappensiero.»
«Stia tranquillo! Signor Presidente al primo contatto ero presente anch'io e tutto andò bene.»
Gli fece strada in uno spogliatoio.
«Signore ci dovremo cambiare, indosseremo una tuta speciale costruita apposta per questo evento, ci terrà isolati dall'ambiente esterno per evitare ogni forma di contaminazione e nello stesso tempo, eviteremo di contaminare i nostri ospiti.»
«Bene! Procediamo, aiutatemi a indossare questo affare» disse il Presidente.
Alcuni militari li aiutarono nell'indossare le tute. Sembrava una vera e tuta spaziale di colore bianco-grigio con un casco completamente ermetico, dotato di un ampio vetro ovale.
Improvvisamente entrò un militare e disse: «Dottor Bowman, i satelliti hanno rilevato la loro posizione, si troverebbero vicino alla Luna, nel giro di 10 minuti saranno da noi.»
«Bene! Inviate loro un messaggio codificato di benvenuto» disse Bowman.
«Signorsì» disse l'uomo.
«È qui che li tenete?» chiese il Presidente.
«Sì Signore, li vuole vedere?»
«No, non ci tengo adesso, li avevo già visti nei filmati che ho visionato per prepararmi all'evento.»
«Ok d'accordo, come vuole lei.»
Il Presidente e Bowman si diressero nella sala controllo della base; un folto gruppo di scienziati delle più disparate discipline scientifiche li attendeva.
Quando videro entrare il Presidente, si alzarono in piedi.
«Salve a tutti, siamo vicini al contatto» disse il Presidente cercando di dare l'impressione di essere il più tranquillo possibile.
«Mettiamoci tutti ai nostri posti ognuno di voi resti pronto a collaborare in caso di necessità» continuò Bowman.
Poi si rivolse al Presidente. «È pronto Signore? È giunta l'ora di salire.»
«Ma dove avverrà l'incontro?»
«Lo vedrà presto Signore!»
Si diressero verso l'ascensore e salirono a livello del suolo.
Uscirono dove erano entrati precedentemente, all'interno di un capannone, e salirono sull'autovettura sulla quale erano arrivati.
Si diressero, assieme a una ingente scorta, poco lontano dalla base, all'apice di una depressione all'interno della quale vi era una piana, piuttosto arida, priva di vegetazione.
Probabilmente, in passato, era stata la sede di un antico lago.
Al centro della piana, all'interno della depressione, erano presenti alcune postazioni militari mobili.
«Ecco é questa l'area dove fra poco avremo l'incontro.»
«Una piana completamente deserta all'interno di un avvallamento, si può controllare dall'alto. Penso che sia stata una bella scelta» disse John.
«Speriamo di sì» continuò Bowman.
Nel frattempo arrivò un'altra macchina nera, perfettamente identica alla loro; all'interno, due uomini seduti nei sedili posteriori oltre all'autista.
«Ma chi sono?» disse John.
«Venga signore, scenda dalla macchina. Le spiegherò tutto!»
Bowman scese per primo, mentre uno dei due uomini dell'altra autovettura aprì la portiera in procinto di scendere.
Indossava una tuta perfettamente uguale, pian piano che si avvicinava a Bowman, si delinearono i suoi tratti somatici.
John, nel frattempo, era sceso dirigendosi verso Bowman,quando d'un tratto disse: «Mah! Mah! È il mio sosia, Dott. Bowman ! Che cosa é questa storia?»
«Che cosa credeva Signore? Che la lasciassimo andare a incontrarsi con quei piccoli bastardi?»
«Io mi ero preparato da mesi!»
«Preparato a cosa? A rendersi vulnerabile davanti alla loro certa superiorità! Possono annientarci in un batter d'occhio! Non lo fanno solo perché hanno paura che, reagendo, potremmo distruggere parte del nostro pianeta, a loro particolarmente caro. Non mi fido. Anche al primo incontro utilizzammo un sosia al posto del suo predecessore, nessuno se ne accorse, neppure molti di noi.»
«E io cosa ci sto a fare?»
«Lei seguirà tutto da una postazione protetta mobile, poco lontano da qui, in assoluta sicurezza e segretezza!»
«Mi spiace ma io non ci sto! Mi sono preparato per mesi e adesso non mi tirerò indietro. Ci devo essere io a questo incontro!»
«Ma Signor President...»
«Non vada oltre altrimenti la destituisco! Facciamola finita con questa pagliacciata! Mi porti al contatto!»
Bowman stizzito, con un sorriso abbozzato sulle labbra, salì sull'autovettura seguito dall'uomo più potente della Terra.
«Benvenuto Signore!» disse il Colonnello Fitzgerald quando vide il Presidente e Bowman scendere dall'autovettura.
«Grazie Signori! A che punto siamo?»
«Stanno per arrivare, tutto é secondo i piani; si ricordi Signore, di mettere il casco appena saremo in vista del loro velivolo, alle loro astronavi è spesso associato un alto livello di radiazioni.»
Tutti i militari attorno a loro vestivano lo stesso tipo di tuta mentre un'ampia antenna satellitare scrutava il cielo muovendosi lentamente.
Una serie di video emettevano segnali luminosi relativi alle radiazioni elettromagnetiche presenti in quel momento attorno al campo.
Tutti sembravano pronti.
D'improvviso gli strumenti cominciarono a segnalare un incremento delle radiazioni che man mano si facevano più elevate.
Sui radar però niente, i coloratissimi grafici sui video erano ormai fuori scala e la traduzione sonora di tali rilevazioni, si udiva come un stridio insopportabile.
Una grossa nave spaziale di forma circolare comparse sullo zenit e cominciò ad avvicinarsi a velocità costante.
Si fermò proprio sopra di loro e cominciò a scendere lentamente.
Era piuttosto voluminosa, di colore grigio chiaro.
Nel frattempo avevano tutti indossato il casco protettivo.
«Alzate lo schermo!» ordinò Bowman.
Diversi raggi dai colori variegati partirono dall'apice della depressione confluendo tutti in un singolo fuoco abbondantemente al dì sopra dell'astronave aliena.
Dopodiché si formò uno schermo luminoso dello stesso colore della Terra del deserto del Nevada che sovrastò l'intera area.
«Schermo alzato!» disse un militare.
«Stupefacente! Ma come ci siete riusciti?» disse John.
«Un gioco di luci laser e radiazioni elettromagnetiche ad alta intensità, ci rendono invisibili ai satelliti spia e ai sensori a qualsiasi frequenza essi operino.»
«Signore! Ecco le immagini che sta registrando il nostro satellite in questo momento.»
Il soldato mostrò un video dove si delineava la stessa immagine in diverse colorazioni.
Si vedeva la base e anche la zona desertica con l'esatta posizione dove era in atto il contatto; la cosa strana era che non si vedeva niente di strano, solo deserto.
Nessuna postazione militare, nessuna astronave, nessun militare, niente di niente.
«Bene, nessuno sarà in grado di vederci!» disse Bowman.
Nel frattempo passarono quattro caccia a volo radente poco sopra la nave aliena.
Per alcuni istanti non successe nulla, l'astronave rimase sospesa nell'aria immobile.
Il cuore del Presidente cominciò a battere all'impazzata, sembrava che gli scoppiasse nel petto.
Doveva gestire la situazione a tutti i costi.
La nave intanto riprese la discesa molto lentamente fino a toccare terra.
Gli uomini vestivano tutti la tuta ed erano in piedi con lo sguardo attonito rivolto verso l'astronave.
Passarono ancora alcuni minuti, infine una rampa si aprì al di sotto.
Una forte luce scaturì da quell'apertura, gli uomini si allontanarono, un poco, forse per precauzione, un po’ per paura.
«È pronto il computer per la traduzione simultanea?» disse il Presidente.
«Sì, abbiamo un robot che ha caricato il software di traduzione, la seguirà da adesso in poi» disse Bowman.
«Chi verrà con me?»
«Io e il Dott. Scott» rispose Bowman.
Il Dott. Henry Scott premio Nobel per la genetica faceva parte dello staff designato per l'incontro ed era una persona estremamente seria ed affidabile.
Nel frattempo arrivò il robot; di forma umanoide alto circa 1 metro e 80 centimetri, di colore bianco-grigio, marchiato Yamaha.
Camminava in modo "antropico" ma a ogni passo o movimento delle braccia, emetteva come un ronzio rumore tipico dei motori elettrici.
Si affiancò al Presidente e ruotò la testa.
«Buongiorno Signor Presidente sono a sua disposizione» disse il robot.
«Buongiorno, tu comprendi la loro lingua?»
«Certo Signore, ho caricato nelle mie memorie il software d'interpretazione del linguaggio alieno.»
«Ci siamo riusciti dopo due anni di lavoro e adesso possediamo il codice d'interpretazione» rispose Bowman.
Nel frattempo delle ombre comparvero attraverso la forte luce che si proiettava fuori dall'apertura.
Erano loro...
«Signore si prepari, stanno uscendo!» disse Bowman.
«O.K. Sono pronto.»
«Posizionate il tavolo del negoziato!» ordinò Bowman.
Un carrello mobile si fermò a una distanza intermedia tra l'astronave e le postazioni militari.
Al centro della struttura emerse un tavolo vero e proprio con diverse postazioni video mentre, ai lati, comparvero dei sedili.
La morfologia degli alieni, man mano che scendevano dall'astronave, si delineava sempre più.
Esili figure umanoidi di statura minuta con braccia piuttosto lunghe e testa macrocefala.
Indossavano anch'essi delle tute completamente ermetiche.
Il capo era coperto da un casco con un vetro di colore azzurrino.
Da lontano i loro volti non erano visibili.
Si potevano contare cinque individui di altezza equivalente; si avvicinarono alla struttura, che poteva sembrare il tavolo delle trattative e si fermarono.
«Avanti andiamo!» disse Bowman attraverso l'interfono.
Si mossero in cinque più il robot per rispettare la simmetria intrapresa dagli alieni.
Arrivati anche loro dall'altra parte del tavolo, si fermarono.
«Signore parla lei o parlo io?» disse Bowman.
«Parlo io!» rispose John.
Il Presidente fece un passo avanti rispetto agli altri, alzò una mano e cominciò a parlare.
Il robot lo seguì, si mise rapidamente al suo fianco e incominciò la traduzione.
«Benvenuti sulla Terra! Mi chiamo John Howard, sono il Presidente degli Stati Uniti d'America e vi accolgo con grande entusiasmo sul nostro pianeta Terra, vi prego di sedervi al tavolo che avete davanti a voi, in modo da poter discutere tranquillamente.»
Mentre il Presidente parlava e il robot traduceva, due grossi ologrammi comparvero al centro del tavolo.
A ogni vocabolo che il robot proferiva, appariva un simbolo, nella struttura dell’ologramma, sembrava una scrittura costituita da ideogrammi come l’antico egizio o la scrittura azteca.
Nel frattempo veniva diffuso l'incomprensibile linguaggio extraterrestre, sia come onde sonore che su diverse frequenze radio, cosicché tutti potessero ascoltare.
Gli alieni, nonostante l’invito del Presidente a sedersi, rimasero in piedi.
L'uomo non sapeva che fare e rimase per un attimo in silenzio.
Passarono alcuni secondi senza che succedesse assolutamente niente; l’atmosfera si fece tesa.
«Signori vi prego sedetevi e fateci partecipi di quali problematiche affliggono il vostro pianeta» intervenne Bowman, rompendo il pesante silenzio.
Era infatti stato ricevuto un messaggio alcuni mesi prima, dove era stato richiesto un colloquio con il Presidente degli Stati Uniti a causa di una grave sciagura che aveva colpito la loro lontana civiltà.
Gli alieni si guardarono nuovamente, dopo di che uno di loro si mosse. Era, forse, il più piccolo di tutti e cinque; si sedette al tavolo.
Il Presidente fece altrettanto, seguito dal robot, da Bowman e dal Dott. Scott.
Gli altri due extraterrestri si accomodarono al fianco del primo, mentre i rimanenti due, rimasero in piedi alle loro spalle.
«Questi non parlano!» disse Bowman.
«Dobbiamo costringerli a farlo!» rispose John.
I loro volti si scorgevano con difficoltà attraverso i vetri dei loro caschi.
Si vedevano a mala pena i loro occhi ammiccare.
John era a disagio ma decise di buttarsi.
«Come é stato il viaggio fino a qui? Da dove venite esattamente?»
Continuava il silenzio.
Poi a un certo momento l'alieno seduto al centro del tavolo alzò le braccia e si tolse lentamente il casco.
Rimasero tutti di stucco!
Impressionati dalla sua inconsueta struttura fisica, lo squadrarono attoniti.
Sembrò dapprima sorridere, l'espressione del suo volto pareva corrispondere a tale emozione umana.
I suoi occhi esprimevano positività e intelligenza.
“Sì , era proprio un sorriso” pensò John.
Cominciò a parlare nella sua lingua.
Strani fonemi uscivano dalla sua bocca, fino a che il robot iniziò la traduzione in lingua inglese.
Nel frattempo, comparvero i primi caratteri nell'ologramma di sinistra ai quali corrispondeva la traduzione in lingua inglese nell'ologramma di destra.
«Grazie per averci ricevuto sulla Terra e per aver organizzato questo incontro con estrema segretezza. Il nostro pianeta dista molti, come voi chiamate, anni luce dal vostro sistema solare ma, come già sapete, possediamo la tecnologia per oltrepassare tale velocità, o meglio pieghiamo lo spazio-tempo. Veniamo in pace, e non abbiamo intenzioni ostili. Sono almeno tremila dei vostri anni che osserviamo la Terra e le civiltà umane che man mano si sono susseguite. Devo dire che troppe guerre e devastazioni di massa si sono verificate durante tutto questo tempo, avete, purtroppo, un atteggiamento piuttosto ostile nei confronti del vostro prossimo e ciò ci dispiace. Per questo motivo, nonostante ci siano stati diversi incontri, quelli che voi chiamate del terzo tipo o abduzioni, abbiamo ritenuto sempre opportuno non rendere troppo esplicita la nostra presenza in modo da non scatenare pericolose reazioni da parte vostra.»
L’attenzione da parte degli umani era massima.
“E adesso che cosa volete?” disse Bowman tra sé.
Nel frattempo il Presidente decise intervenire in modo più evidente, alzò le braccia, sganciò il proprio casco e se lo tolse.
«Signore! Non è sicuro, potrebbero contaminarci non conosciamo ancora completamente la loro biologia.»
«Correrò il rischio, Dott. Bowman.»
«Non correrà alcun rischio Signor Presidente» disse l’alieno. «Siamo organismi privi di qualsiasi forma di contaminazione microbica, respiriamo ossigeno atmosferico come voi umani, anzi sono felice di respirare un po’ del vostro ossigeno terrestre. In teoria, potreste essere voi a contaminarci, ma abbiamo la tecnologia per eludere tale evenienza.»
In seguito a tale affermazione anche gli altri alieni si tolsero i caschi.
I loro volti furono così completamente visibili.
John fece segno agli altri di togliersi i caschi in modo da parificare la cortesia.
«Presidente! Potrebbero bluffare! Io non mi fido potrebbero…»
«La faccia finita con la sua diffidenza! Si tolga il casco per favore!»
Di conseguenza anche Bowman, Scott e il resto dei militari, si tolsero i caschi di protezione.
«Comprendo la vostra decisione di aver mantenuto, per tutti questi millenni, nascosta la vostra esistenza, certamente non abbiamo dato di noi una buona impressione; vorrei capire però, perché tre anni fa e ora nuovamente ci avete richiesto un ulteriore incontro.»
«Il nostro popolo sta morendo, una grave e strana malattia ci sta lentamente distruggendo.»
«Che genere di malattia?» chiese l'uomo.
«Sembrerebbe una degenerazione del nostro DNA che ci porterebbe a un invecchiamento precoce. Nonostante la nostra tecnologia e le nostre conoscenze scientifiche avanzate, ci stiamo ancora studiando, e non siamo ancora riusciti a bloccare il processo degenerativo. L’invecchiamento precoce ci porta in alcuni anni alla morte! Attualmente ne è colpito il trenta per cento della popolazione ma il trend è in crescita» rispose l’alieno.
«Che cosa potrebbe aver scatenato tale processo, un virus? Un’alterazione ereditaria o che cos’altro?» intervenne inaspettatamente il professor Scott, che nel frattempo si era tolto il casco.
«Purtroppo non lo sappiamo ancora, per questo motivo siamo venuti a chiedervi aiuto, collaborazione; le vostre conoscenze scientifiche sono arretrate ma il vostro pianeta è ricchissimo di quello che voi chiamate biodiversità, pensiamo che nascosto in qualche gene di qualche specie animale o vegetale, sia racchiusa la soluzione al nostro problema.»
«Quindi se ho capito bene il vostro DNAè simile al nostro» proferì timidamente il professor Scott.
«Per alcuni aspetti sì, ma ci sono rilevanti differenze nella nostra struttura biologica, oltre ai cinque elementi fondamentali per la vostra vita terrestre: idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno e fosforo...Ne abbiamo uno diverso, il silicio. Il silicio prende, in alcuni casi, il posto del fosforo tra gli elementi fondamentali, e ciò si riflette anche nella struttura del DNA. Sappiamo che molti di voi ci soprannominano ”I grigi”, ciò non ci dispiace anzi ci diverte moltissimo, la colorazione grigia della nostra pelle è appunto dovuta alla presenza di questo elemento chimico. Come accennavo, un’altra rilevante differenza è nella struttura del DNA, cambiano infatti il numero dei nucleotidi. La sua morfologia è quella di un'elica quadrupla stabile di Super-DNA rispetto alla doppia elica del vostro. Questo perché il silicio, che è sostituito in alcune posizioni al fosforo, produce un’arricciatura in una delle due eliche che si congiungono appunto tramite questo elemento con altre due eliche che si trovano in posizione rovesciata rispetto alle prime.»
Nel frattempo apparvero nel corpo dell’ologramma la struttura del DNA umano affiancato da quello alieno, i modelli di struttura roteavano vivacemente come fossero due ballerine che piroettano in punta di piedi.
«È evidente una forte somiglianza tra i nostri DNA! Se permettete, quindi, siamo cugini...Inoltre la presenza del silicio nella nostra struttura corporea ci dà la possibilità di interfacciarci direttamente con strumentazioni elettroniche, e ciò è per noi di enorme utilità.»
«In parte lo sapevamo già, non siamo completamente sprovveduti! Abbiamo analizzato attentamente il crop circle che è apparso nel 2001 in Inghilterra, lo avete disegnato in risposta al messaggio inviato dal radiotelescopio di Arecibo nel 1974?» chiese Bowman.
«Non comprendo la parola ◙» disse l’Alieno.
Si guardarono un attimo senza capirsi.
«Probabile errore di traduzione impossibile tradurre la parola “sprovveduti” prego utilizzare un sinonimo simile» disse il robot.
Bowman si risentì un attimo.
«Vediamo se capisce questa!» sussurrò.
«Voi avete detto che siamo arretrati, ma non così arretrati da tradurre quel semplice messaggio, e poi perché avete aspettato così tanto per portarlo alla nostra conoscenza, 27 anni non vi sembrano troppi? Perché non rispondere via radio invece, i cerchi nel grano mi sembrano una forma di comunicazione arretrata» continuò Bowman.
L'alieno lo guardò un attimo socchiudendo leggermente gli occhi, poi riprese a parlare.
«Mi sembra che nelle sue parole sia racchiuso un certo risentimento nei nostri confronti ,mi spiace di aver utilizzato il termine "arretratezza" relativamente alle vostre conoscenze scientifiche ma questa é una realtà.»
«Il messaggio lo abbiamo ricevuto nel 2001 da una nostra spazio-nave che si trovava a ventisette anni luce dalla Terra, se vi avessimo risposto via radio lo avreste ricevuto nel 2028, pertanto abbiamo preferito lasciare la risposta sui campi di grano; si dimentica forse che la luce viaggia a trecentomila chilometri al secondo, non di più» rispose l'alieno.
John si avvicinò a Bowman.
«Bowman, lo ha fatto irritare! La smetta con questa polemica sterile,la faccia finita.»
«Ma signor Presidente ci ha detto che siamo "arretrati”non credo che...»
«Ci penso io, lasci fare a me si fidi.»
«Adesso comprendo la vera motivazione della vostra venuta, mi spiace molto per quello che sta capitando alla vostra civiltà.»
«Spero di potervi aiutare a trovare quello che voi cercate, in effetti, stiamo svolgendo molti studi riguardo alla genetica.»
«Lo sappiamo, é per questo che siamo qui» rispose fulmineo l'alieno.
John rimase un attimo perplesso.
«Mi sembra sappiate molte cose e ciò è di elogio alla vostra intelligenza superiore, vorrei mettere in chiaro una cosa però: accetto come Presidente degli Stati Uniti d'America di aiutarvi ma vorrei essere sicuro che non abbiate secondi fini oltre quelli che dichiarate.»
Il silenzio ridiscese freddo come una coltre di nebbia si leva di mattina presto.
John e il piccolo ospite si scrutarono per una trentina di secondi, il tempo sembrò dilatarsi, come avviene proprio in prossimità della velocità della luce.
Poi riprese.
«C'è del buono in noi, siamo venuti in pace, abbiamo bisogno di voi. Vi prego non esitate, dubitate invece a chi vi offre dei doni per ingannarvi!»
Il Presidente si avvicinò a Bowman.
«Chi sarebbe che ci offre doni per ingannarci?»
«Forse allude...ehm...agli altri.»
«Quali altri? Perché io non ne so niente!»
«Altri esseri che voi usate chiamare alieni» intervenne l'umanoide.
«Vi hanno regalato tecnologia in cambio della possibilità di effettuare esperimenti su gli stessi esseri umani. Sono infidi, vi vogliono solo sfruttare, ne hanno rapiti parecchi di voi per effettuare tali esperimenti.»
Il Presidente rimase esterrefatto da tale affermazione e per un momento non seppe cosa dire.
«Non lo sapevo, non sapevo ci fossero altri esseri alieni oltre che a voi, i miei collaboratori me lo hanno tenuto nascosto.»
«Questo ci dispiace, ma è una realtà» proferì l'alieno.
John era un po' scosso dopo quelle parole, pensò a tutta quella povera gente che era stata rapita; un contratto era stato stipulato a tale proposito a discapito del genere umano e ciò doveva finire, pensò.
Guardò Bowman con disprezzo.
Il funzionario di riflesso abbassò lo sguardo.
Gli alieni intanto osservavano attenti.
«Bene, questo dovrà finire! È una promessa che faccio ai miei simili e anche a voi nel caso le vostre intenzioni non siano quelle che dichiarate, chiuderemo immediatamente e irrevocabilmente ogni tipo di relazione, ciò nonostante sono ben lieto di collaborare con voi nella risoluzione della sciagura che affligge il vostro popolo, ma pongo una condizione: qualsiasi accordo o contatto tra le nostre due civiltà dovrà essere preso esclusivamente con me e con nessun altro!»
Tutti lo guardarono intensamente, compresi gli extraterrestri.
«Siamo lieti della vostra decisione, ottempereremo alla sua volontà Signor Presidente. In ringraziamento del vostro gentile aiuto vi lascio questo dono» disse l'alieno.
Per un poco niente successe, poi sull'apice dell'enorme astronave, si formò, quasi magicamente, un'apertura.
Ne uscì un velivolo discoidale di color argento luccicante di dimensioni più ridotte.
Scese lentamente fino a raggiungere il suolo circostante, dove rimase sofficemente sollevato alcuni metri al di sopra, oscillando solo un poco.
«Questo velivolo contiene il meglio della nostra tecnologia! Noi ve lo doniamo con piacere, cosicché voi e il genere umano ne possiate beneficiare. Questo è l'inizio di un nuovo futuro per le nostre due grandi civiltà.»
Con queste ultime parole gli alieni si congedarono tornando da dove erano venuti. Gli schermi radar li seguirono fino a poco al di fuori dell'atmosfera, sino a quando scomparirono completamente.
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