D.N.A al Silicio
Mi è capitato in questi giorni di navigare in internet e di soffermarmi un poco sul fenomeno dei cerchi nel grano o Crop circles, disegni geometrici strabilianti che sono comparsi improvvisamente, spesso di notte, nei campi di grano un po’ in tutto il mondo, suscitando interesse e polemiche.
Fenomeno interessante al quale si sono date tante interpretazioni: dal falso totale, alla possibilità che siano stati disegnati da qualche civiltà extraterrestre, per chissà qual motivo.
In particolare, sono stato colpito da quello comparso in un campo di grano il 20 Agosto del 2001 nelle prossimità del radiotelescopio di Chilbolton nello Hampshire, Inghilterra; il glifo apparse poco distante da un altro comparso il 14 Agosto che, fotografato dall’altro, rappresentava un volto umanoide. Ambedue i crop circles furono ampiamente documentati fotograficamente e videoripresi finchè, il 29 Agosto,la mietitura li fece scomparire.
Il primo disegno era inesorabilmente simile a quello inviato dal radiotelescopio di Arecibo a Porto Rico il 16 Dicembre del 1974 per conto del SETI (Search of Extra Terrestrial Intelligence) sfruttando il trasmettitore da un megawatt del quale il radiotelescopio era appena stato dotato.
Il messaggio di Arecibo era costituito da 1679 impulsi in codice binario (utilizzando i soli numeri 0 e 1) e fu trasmesso per circa tre minuti alla frequenza di 2388 MHz.
La ragione di questa scelta fu puramente matematica, che peraltro non è mai stata il mio forte!
Il numero 1679 è l’unico prodotto possibile di due numeri primi 23 e 73 (per chi non lo ricordasse i numeri primi sono quelli divisibili soltanto per 1 e per se stessi).
Qualsiasi forma di vita intelligente comprenderebbe un concetto universale come i numeri primi, il codice binario, gli elementi chimici.
Non dimentichiamoci che, tentando di comunicare con intelligenze completamente diverse dalla nostra, non si poteva certo utilizzare un linguaggio umano o delle unità di misura valide convenzionalmente, solo sulla nostra madre terra.
Ora…guardiamo i due messaggi e cerchiamo di confrontarli.
Secondo il dott. Corrado Malanga, ufologo, ricercatore e docente del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale presso l’Università degli Studi di Pisa, che ha pubblicato in internet la decodifica dal codice binario, i due messaggi sono uguali in molti aspetti, anche se hanno delle notevoli differenze.
Ovviamente la più eclatante è quella posta al centro in basso dove, al posto della figura rappresentante l’essere umano, compare un esserino piccolo dalla testa macrocefala.
Vorrei però concentrarmi solo su alcuni aspetti e cioè sul fatto che nei due messaggi sono evidenziati i numeri atomici degli elementi chimici che compongono la materia vivente in particolare in questo caso si tratta del DNA e sono:
1= Idrogeno - H
6= Carbonio - C
7= Azoto - N
8= Ossigeno - O
15= Fosforo - P
Ma nel messaggio di Chilbolton è presente anche il numero 14 che corrisponde al Silicio – Si.
La sequenza è quella corretta e le convenzioni sono rispettate, quindi l’interpretazione è una sola: rispetto al nostro DNA ha in più il Silicio.
Ora, piuttosto che credere subito all’esistenza di una civiltà extraterrestre, vorrei capire se fosse sostenibile, almeno chimicamente, un DNA con il silicio al suo interno. Cosa certamente ardua da dimostrare! Non me ne vogliano i lettori specie se chimici o biochimici, ma se fosse possibile potrebbe confermare una certa attendibilità del messaggio?
Oppure in ogni modo, alla fine dell’articolo avremmo, se non altro, fatto un bell’esercizio nell’ipotizzare l’esistenza di codici genetici alternativi al nostro, da qualche parte dell’universo.
Se guardate sopra la testa sia dell’essere umano che del piccolo alieno è rappresentata la figura a doppia elica che dovrebbe rappresentare il DNA nell’uomo e l’ipotetico differente codice genetico per l’esserino.
Se osservate bene, però, mentre per l’uomo la figura è uguale da entrambe le parti, per il piccolo alieno presenta sulla parte sinistra delle zigrinature.
Da ciò si deduce un DNA differente ma con notevoli similitudini. In questa stessa chiave di lettura, traducendo, si svelano anche le basi azotate, lo zucchero e il gruppo fosfato comuni ad entrambi e cioè:
Desossiribosio Adenina Timina Desossiribosio
H7C50 H4C5N5 H5C5N2O2 H7C5O
O4P----- Fosfato Fosfato-----O4P
Desossiribosio Citosina Guanina Desossiribosio
H7C5O H4C4N3O H4C5N5O H7C5O
O4P----- Fosfato Fosfato-----O4P
Il codice indica quattro esempi di nucleotidi (un gruppo fosfato, più una molecola di desossiribosio, più una delle quattro basi azotate).
Poiché si possono formare legami soltanto tra adenina e timina e tra citosina e guanina, l’esempio mostrato rappresenta un brevissimo tratto (due sole coppie di basi) della doppia elica del DNA, che viene anche raffigurata nel seguito del messaggio.
Inoltre, continuando l’interpretazione, viene evidenziato il numero di nucleotidi con il quale è costituito il nostro DNA, 4.294.442.846 per esattezza, rispetto a quello dell’ipotetico alieno che purtroppo non è stato possibile determinare con certezza ma che sembrerebbe essere più elevato.
Non è stato infatti possibile, dalle foto a disposizione determinare se il bit valesse 0 o 1.
Se il bit valesse 1 come è quasi certo, il numero di nucleotidi sarebbe 4.294.967.134 quindi più dei nostri; se invece valesse 0 corrisponderebbe 4.294.704.990 sempre comunque un po’ più dei nostri.
Ecco il messaggio originale di Arecibo sulla destra comparato al crop cicle di Chilbolton sulla sinistra.
Crop circle di Chilbolton decodificato. L'elica del DNA a sinistra è differente da quella umana, ciò sarebbe dovuto dalla presenza del silicio al suo interno.
Ora, secondo il professor Malanga, guardandoli entrambi, è molto interessante osservare che dalla parte destra, la doppia elica del DNA è identica per tutti e due i messaggi mentre, la parte di sinistra nel messaggio di Chilbolton è completamente differente.
Il messaggio di Chilbolton ci dice che le basi puriniche e pirimidiniche, la molecola del desossiribosio ed il gruppo fosfato sono sempre presenti, quindi l’altro DNA è come il nostro, ma con un atomo di silicio in più, sistemato da qualche parte: ma dove?
Gli esperti di chimica organica o biochimica sanno di non avere molte possibilità.
Non si può infatti mettere il silicio al posto del carbonio dove si vuole; se così fosse si produrrebbe un DNA con una elevata rigidità molecolare, tale da compromettere seriamente la possibilità, da parte della catena del DNA stesso, di poter ruotare sui suoi legami semplici, tanto da renderla praticamente non reattiva.
Pertanto, l’unica possibilità, sembrerebbe quello di sostituire il gruppo fosfato nelle due eliche.
Nel messaggio di Chilbolton, inoltre, non c’erano indicazioni sul fatto che le due eliche dell’altro DNA fossero tra di loro differenti, però era evidente che un’elica, ogni tanto, aveva una specie di fremito e non seguiva più l’armoniosa forma spiraliforme a noi nota, ma formava quasi una curva secca, cambiando repentinamente direzione. Sempre secondo il dott. Malanga, il gruppo silicato doveva essere presente solo ogni dodici scalini e cioè ogni giro completo di ogni singola elica. Più gruppi silicato avrebbero creato problemi, non tanto riguardo alla stabilità, ma piuttosto alla solubilità del DNA, il quale non avrebbe più potuto essere solvatato in acqua. Ottimi computer e potenti software professionali hanno dimostrato che, introducendo al posto di un atomo di fosforo, un atomo di silicio, questo, legato al suo ossigeno per costruire un gruppo silicato, si trovava esattamente alla stessa altezza, in coordinate verticali, di un atomo di idrogeno del desossiribosio della seconda elica, che stava proprio di fronte ad esso.
Una delle numerose prove effettuate è consistita nel legare questo silicato al carbonio del desossiribosio (desossi vuol dire “senza OH”), caratterizzato dall’assenza di un gruppo OH proprio dove stava quel particolare atomo di idrogeno, con le giuste coordinate, di cui si è fatto cenno sopra.
Il desossiribosio, in tal modo, diventava una vera e propria molecola di ribosio.
Il passo successivo consisteva nel minimizzare la struttura risultante.
Minimizzare al computer una struttura così complicata significa utilizzare una serie di algoritmi complessi, i quali, indipendentemente dallo scopritore, si basano sul principio di “rendere minima” l’energia interna della molecola, sovrapponendo gli orbitali pieni di elettroni (due per ogni orbitale) con gli orbitali vuoti (di solito gli orbitali di antilegame). Per ottenere questo risultato la molecola deve far ruotare i singoli legami, detti “sigma”, fino al raggiungimento della migliore sovrapposizione. Questa è la prova del fuoco: se la molecola del DNA, sottoposta a tale prova, si autodistrugge, l’idea di partenza è inesorabilmente da gettare.
Ebbene, la molecola di DNA sopra descritta, sottoposta al software dedicato Hyperchem
©, nella sua versione 7.1 e ad algoritmi denominati MM+ ed Amber non si è affatto autodistrutta! Va notato che il DNA modificato possiede delle interessantissime caratteristiche strutturali, che vanno al di là delle similitudini grafiche con il glifo di Chilbolton. Esaminandolo da un punto di vista puramente termodinamico, infatti, si può notare che, accoppiando la doppia elica del DNA modificato ad un’altra doppia elica uguale ma rovesciata, si costruisce un'elica quadrupla e stabile di Super-DNA. Esiste, inoltre, un’altra interessante caratteristica di questo strano DNA: ogni dodici scalini, ogni dodici basi azotate, ci si trova di fronte ad un DNA che in realtà è un RNA, un acido ribonucleico e non desossiribonucleico, una struttura in cui il residuo glucosidico del ribosio è quello dell’RNA e non quello del DNA.
Dunque l’altro DNA sarebbe un misto tra il nostro DNA ed il nostro RNA?
È infine interessante notare come questo nuovo DNA, una volta separato nelle sue eliche singole, probabilmente produrrebbe le stesse reazioni del nostro.
Non da ultimo va sottolineato che esso appare energeticamente più complesso del nostro e quindi, da un punto di vista evoluzionistico, più problematico.
Una delle numerose prove effettuate è consistita nel legare questo silicato al carbonio del desossiribosio (desossi vuol dire “senza OH”), caratterizzato dall’assenza di un gruppo OH proprio dove stava quel particolare atomo di idrogeno, con le giuste coordinate, di cui si è fatto cenno sopra.
Il desossiribosio, in tal modo, diventava una vera e propria molecola di ribosio.
Il passo successivo consisteva nel minimizzare la struttura risultante.
Minimizzare al computer una struttura così complicata significa utilizzare una serie di algoritmi complessi, i quali, indipendentemente dallo scopritore, si basano sul principio di “rendere minima” l’energia interna della molecola, sovrapponendo gli orbitali pieni di elettroni (due per ogni orbitale) con gli orbitali vuoti (di solito gli orbitali di antilegame). Per ottenere questo risultato la molecola deve far ruotare i singoli legami, detti “sigma”, fino al raggiungimento della migliore sovrapposizione. Questa è la prova del fuoco: se la molecola del DNA, sottoposta a tale prova, si autodistrugge, l’idea di partenza è inesorabilmente da gettare.
Ebbene, la molecola di DNA sopra descritta, sottoposta al software dedicato Hyperchem
©, nella sua versione 7.1 e ad algoritmi denominati MM+ ed Amber non si è affatto autodistrutta! Va notato che il DNA modificato possiede delle interessantissime caratteristiche strutturali, che vanno al di là delle similitudini grafiche con il glifo di Chilbolton. Esaminandolo da un punto di vista puramente termodinamico, infatti, si può notare che, accoppiando la doppia elica del DNA modificato ad un’altra doppia elica uguale ma rovesciata, si costruisce un'elica quadrupla e stabile di Super-DNA. Esiste, inoltre, un’altra interessante caratteristica di questo strano DNA: ogni dodici scalini, ogni dodici basi azotate, ci si trova di fronte ad un DNA che in realtà è un RNA, un acido ribonucleico e non desossiribonucleico, una struttura in cui il residuo glucosidico del ribosio è quello dell’RNA e non quello del DNA.
Dunque l’altro DNA sarebbe un misto tra il nostro DNA ed il nostro RNA?
È infine interessante notare come questo nuovo DNA, una volta separato nelle sue eliche singole, probabilmente produrrebbe le stesse reazioni del nostro.
Non da ultimo va sottolineato che esso appare energeticamente più complesso del nostro e quindi, da un punto di vista evoluzionistico, più problematico.
Ovviamente non sapremo mai nulla sulla veridicità del glifo di Chilbolton ma, sicuramente, ci ha dato lo spunto per fantasticare sulla biochimica di possibili codici genetici alternativi al nostro.
di Matteo Perelli
Fonti: http://www.ufomachine.org/ e “Lezione dai campi di grano”, pubblicato in internet dagli autori Corrado Malanga, Luciano Pederzoli, Silvio Nevischi.